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Un nuovo punto di vista

Qui di seguito, riporto il dialogo con Alessandro Renna, Global Head of Talent Development, Reward and Performance - Kedrion Biopharma, sulla base delle domande da me proposte ad alcuni manager. Sono lieto che Renna abbia voluto dialogare con me a distanza, dandoci l’opportunità di seguire un punto di vista coerente, articolato ed animato da una forte tensione etica. Uno degli apprendimenti per me più espliciti è quello riferito all'attuale superamento delle teorie x e y, concetto affermato chiaramente anche da Ruggero Cesaria, nelle sue precedenti considerazioni (v. il post "Appunti liberi sulla crisi"): la coincidenza di opinioni tra due manager che operano in contesti internazionali avanzati ci fornisce una utile e precisa indicazione. Interessanti sono inoltre le affermazioni che potrete leggere sul tema della innovazione dei modelli manageriali.









Marco Strappato, More than nine landscapes pyramids


Temi strategici globali

1. È possibile conciliare sfide complesse (che riguardano di fatto intere popolazioni se non il Pianeta) quali - ad esempio - la salute, il clima, la tutela dell’ambiente, con la redditività delle aziende? Possono le aziende fare la loro parte in queste sfide globali?

A. R.: Essendo una priorità strategica per molti settori, incluso il Pharma, la redditività non è venuta meno in quest’ultimo periodo. Però osservo che tale tema è declinato maggiormente in termini concreti come il benessere delle persone.


2. Il neoliberismo può ancora essere considerato l’ideologia che anima nei fatti lo sviluppo delle aziende e delle nazioni, in una realtà tuttora di continua globalizzazione? Come dobbiamo considerare quest’ultima? Si possono individuare nuove formule per la crescita?

A. R.: Non credo nella decrescita felice, ma sono convinto che si sia andati talvolta oltre nell'assegnare agli indicatori macroeconomici una veste troppo ampia di “misuratore del benessere individuale”. In molti settori la pandemia ha messo in difficoltà la supply chain globale e questo significa che bisogna ripensare il modello per garantire la sostenibilità della crescita.


Smart Working

3. La pandemia con la sua richiesta disciplinare del “distanziamento sociale” sembra richiedere tutto d’un colpo la realizzazione del processo, auspicato da tempo, di “emancipazione” delle persone in azienda. Ciò vuol dire che, in qualche modo, viene sfidata l’ideologia di fondo del management o, meglio, che dobbiamo decisamente prendere posizione: vogliamo aderire alla teoria x o a quella y? Si ritiene che le persone debbano essere sottoposte a controlli e costrizioni, magari con l’aiuto delle più sofisticate tecnologie digitali, oppure - al contrario - che siano degne di fiducia e capaci di autonomia?

A. R.: La pandemia ha evidenziato che teorie X e Y sono state superate. Il caring delle persone è diventata un’esigenza reale e non è più solo un fattore abilitante del modello Y. Esso completa lo stile manageriale facendo la differenza tra il manager efficace e quello che non lo è. Esempio: un manager Y di fronte ad una prestazione incerta dovrebbe dare un feedback chiaro, nell'assunto che un feedback costruttivo aiuta e rafforza la fiducia. Ma in un periodo come quello attuale in cui la vita delle persone è stata stravolta, forse una sospensione temporanea di feedback sulla prestazione e maggiore attenzione alle condizioni personali in cui si sta lavorando è un fattore più potente di efficacia manageriale.

Innovazioni nei modelli/metodi manageriali


Innovazioni nei modelli/metodi manageriali

4. Quali modelli, pratiche e strumenti potrà mettere in campo il management nei confronti delle persone, per ottenere i risultati necessari a condurre in salvo le aziende nei prossimi mesi ed anni, di fronte alla recessione e alla crisi della globalizzazione?

A. R.: Anzitutto l’ascolto. Poi la smitizzazione dell’efficienza.


5. Come realizzare il controllo dei processi e delle attività complesse e insieme ottenere la fiducia da parte delle persone?

A. R.: La risposta potrebbe sembrare banale, ma il processo deve essere costruito con le persone che ci lavorano, partendo dal perché e non dal come. Investendo nella consapevolezza degli impatti della trasformazione digitale sul lavoro e delle sue opportunità. Infine sull'uso consapevole dei dati.


6. Si possono ipotizzare forme innovative di lavoro in team in contesti di distanziamento sociale?

A. R.: Il modello dell’orchestra sinfonica: tutti sono fermi e a distanze predefinite, ma seguono il direttore grazie all'orecchio, forte competenza tecnica ed allenamento.


7. Solidarietà, controllo, bene comune, regolamentazione, temporanea rinuncia alle libertà individuali: sono termini conciliabili?

A. R.: Sì, purché giustificati e temporalmente definiti.


 
 
 

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