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Appunti liberi sulla crisi

Aggiornamento: 10 mag 2020


di Ruggero Cesaria - Learning Manager EMEA Region, FCA Group

Pur essendo debitore all'azienda in termini di esperienze e opportunità di confronto, le idee e le considerazioni riportate sono espresse a titolo personale e non costituiscono in alcun modo una posizione aziendale.

foto di Alan Schaller, Metropolis-11

Sappiamo solo di non sapere

Quasi tutte le crisi nella storia hanno generato, oltre a dolore e sofferenza, anche trasformazione e innovazione radicale. Solo a posteriori, talvolta a distanza di una o due generazioni, sono state riconosciute come un punto di svolta, un cambio di paradigma. Molti di noi oggi hanno la sensazione di vivere uno di questi momenti, l'impressione stia accadendo qualcosa di importante ma, sfortunatamente, non ne sanno molto di più.

Il lento scivolamento dalla "economia del capitale" alla "economia del dato" avrà già subito una accelerazione esponenziale? Se sì, quali saranno le conseguenze sulle strutture sociali e politiche?

Le democrazie liberali sono indissolubilmente legate al controllo e alla capacità di impiego del capitale. In effetti, non ne abbiamo altra esperienza diretta. Il controllo e la capacità di impiego del dato porterà con sé anche nuove e diverse forme di distribuzione del potere? Democrazie autoritarie? Anarchie apparenti (in quanto regolate dall'algoritmo)? Dobbiamo avere l'umiltà di ammettere che non ne abbiamo la minima idea. E' un po' poco ma l'alternativa è inseguire desideri più che fare congetture, ammantando i fatti di neo-romanticismo: ci sarà spazio per una nuova etica, basata sul rispetto dell'ambiente, una globalizzazione sostenibile e mitigata, nuove e libere espressioni artistiche, società multiculturali e aperte ma rispettose delle differenze... Al momento non sembra ci siano segnali tangibili, a partire dai quali formulare simili auspici. Anzi. L'immagine dei pochi capaci di controllare e portare "a valore" i dati dei tanti, rendendo costantemente obsolete le scelte e le decisioni delle democrazie liberali, per quanto poco suggestiva, appare altrettanto vivida. Concordo sul fatto che non ci resta che l'etica dell'impegno e dell'azione: in fondo potremmo essere protagonisti, a nostra insaputa, di una svolta. Sta a noi cercare di fare in modo prenda una piega positiva.

P.S. periodi tragici hanno dato vita ad espressioni artistiche considerevoli ma questo non li ha comunque resi eticamente accettabili.

Smart working e nuove categorie di leadership

L'idea che la lontananza implichi minore controllo temo sia legata a categorie novecentesche, all'immagine di un capo seduto di fronte a suoi sottoposti, intento a verificare e a correggere a vista, ritmi, cadenze e comportamenti. Ma il lavoro a distanza, oggi, è possibile solo in presenza di software e tool di comunicazione. Ogni operazione è accuratamente registrata e conservata nella nuvola e anche il feedback, volendo, è sempre presente e immediato. Ogni momento della giornata è formale e informale allo stesso tempo proprio perché la sala riunioni e l'area break sono letteralmente lo stesso luogo, lo stesso discorso. Non è una faccenda di per sé negativa.... semplicemente è diversa. Dentro un quadro ragionevole di privacy, aiuta la persona a valutare e correggere sulla base di dati, facilita l'apprendimento immediato, proprio dentro il flusso di lavoro (learning in the flow of work), potenzia l'autosviluppo. La distanza, però, non significa minore ma piuttosto maggiore controllo. La differenza è che controllo e feedback sono già incorporate nel processo e, a certe condizioni, accessibili alla persona.

La distanza, una volta, avrebbe avuto a che fare con le teorie x e y: sei lontano, devo delegare, devo fidarmi. Una volta, appunto. Nel mondo digitale la distanza genera più controllo, proprio perché qualunque operazione richiede un mediatore (un software, un tool di comunicazione o anche l'editor che sto usando in questo momento e che registra e corregge tutti i miei errori). Ma il controllo, spesso vissuto in termini negativi, è invece alla base del miglioramento individuale, a condizione di saperlo esercitare. Una volta, teoria x e y, il bilanciamento era tra auto ed eterocontrollo. Oggi la fonte del controllo è terza, è nella nuvola. La funzione del leader non è più accentrare o rilasciare un controllo che non ha ma, piuttosto, favorirne la condizione di esercizio, lasciando sia la persona a interpretare il feedback e a correggere l'azione. Alcuni studi recenti evidenziano una nuova combinazione di cura (care) e di sollecito ad osare (dare). Come dire "sensibilità" e "carisma": che x e y non siano più gli estremi di un continuum ma siano collassati nel potere del dato, siano definitivamente fusi?

 
 
 

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